giovedì 31 gennaio 2013

Haim: ‘Don't Save Me’



Cinema: cresce la richiesta di film in lingua originale


da: la Repubblica

"Senza doppiaggio il cinema piace di più"
Cresce la richiesta di proiezioni in lingua. Un esempio eclatante è "Django Unchained" di Tarantino: in un cinema di Roma l'incasso per la versione in lingua originale è superiore. Ne parlano doppiatori, registi e distributori
di Franco Montini

Il cinema? Meglio nella lingua originale, basta col doppiaggio. Nell'epoca di Internet e dell'inglese per tutti, cresce anche la richiesta fra il pubblico italiano di una maggiore offerta di film non doppiati. La prova? Django Unchained, per esempio, in programma al cinema Barberini di Roma, sta incassando più nella versione originale con sottotitoli che in quella doppiata. D'accordo, le cifre sono sproporzionate: la versione originale del film di Tarantino a Roma è in programmazione in un'unica sala, mentre in italiano occupa 47 schermi. Ma è un segnale. 

"La versione originale di un film" dice il regista Marco Tullio Giordana "è sempre preferibile, perché il doppiaggio comporta inevitabilmente un certo tradimento. Doppiare un film non è come tradurre un romanzo, ma come tradurre una poesia: si tratta di un lavoro complicato. Il mio sogno cinefilo è che per tutti film distribuiti in Italia fosse prevista la programmazione di una copia in originale". Non siamo ancora a questo ma le possibilità di vedere un film in versione originale crescono in tutta Italia. A Roma, oltre al Barberini, film in originale si possono trovare al Nuovo Olimpia, e in alcuni giorni all'Alcazar, al Nuovo Sacher, e nelle multisale Lux e Odeon. A Milano proiezioni in originale

Tv, digitale terrestre: Discovery sorpassa La7 e Sky


da: la Repubblica

Discovery lancia la sfida sorpasso su La7 e Sky e nuove strategie sul Web
Il network guidato da Marinella Soldi è oramai il terzo operatore in chiaro per ascolti: è oltre il 5% e può crescere ancora. Anche perché il management ha idee molto chiare su come la televisione deve interagire con la rete
di Stefano Carli

Per più di vent’anni è stato Rai e Mediaset, Mediaset e Rai e nulla più. Per quasi vent’anni, da quella vendita a Cecchi Gori nel 1995 di Tmc in Italia si è tentato di realizzare il famigerato “terzo polo” delle tv. E’ passato Cecchi Gori, è arrivata la Telecom di Tronchetti e poi quella di Bernabè e non è successo nulla: ascolti fermi poco sopra il 2%. Poi arriva Marinella Soldi, a capo delle attività italiane di Discovery Communications (dal 2005 produce 5 canali per il bouquet pay via satellite di Sky) che a fine 2010 convince il management Usa che nella tv italiana in chiaro c’è spazio. E due anni dopo appena, eccola qui: Discovery Italia è il terzo gruppo tv italiano per ascolti sulla tv terrestre. E’ vero che lo share complessivo di Rai e Mediaset è ancora lontano (40 e 32% rispettivamente), ma ora, con l’acquisizione di Switchover Media, due settimane fa, Discovery ha messo assieme sei canali e uno share che supera il 5% e ha superato di slancio sia La7 (compresi gli ascolti di La7d e di Mtv) e che Sky. L’ammiraglia di Discovery Italia è Real Time: un canale Factual, ossia di programmi che mettono al centro situazioni quotidiane, dallo shopping alla cucina, dalla compravendita di case al bricolage, il tutto condito con una sceneggiatura originale delle situazioni raccontate, che riguardano però personaggi reali, e non sono fiction se non nel ritmo e nella confezione del racconto.

Mummia Berlusconi, la “mossa a sorpresa” su Mediaset: blind trust


da: la Repubblica

Il Cavaliere tenta la mossa a sorpresa “Blind trust per Mediaset e minicessione” 
L´argomento è stato trattato nei pranzi del lunedì con i figli. Anche Letta e Verdini informati 
di Carmelo Lopapa

Un blind trust per gestire il patrimonio da 4 miliardi di euro. Silvio Berlusconi si prepara ad annunciare il colpo a sorpresa a chiusura della campagna elettorale. Per spiazzare gli avversari, tentare di risalire di qualche punto, ma soprattutto «per fare piazza pulita dell´ultimo baluardo che la sinistra continua a strumentalizzare contro di me», come va dicendo. Il Cavaliere è intenzionato a confermare in quell’occasione la voce che circola con insistenza da giorni nei mercati finanziari. E che vorrebbe imminente la vendita di una quota cospicua, sebbene di minoranza, delle azioni Mediaset.
La mossa è allo studio almeno da qualche mese. Ne è a conoscenza solo il circolo ristretto degli uomini di fiducia. Fedele Confalonieri, Gianni Letta, Ennio Doris, Denis Verdini, Angelino Alfano e, ovviamente, la famiglia. L’argomento è stato trattato negli ultimi pranzi del lunedì con i figli. E, come già avvenuto in passato – una prima volta nel 2005 – il progetto del patriarca ha incontrato l’ostilità della figlia Marina e, in parte, di Piersilvio. Tuttavia, questa volta il centocinquantanovesimo uomo più ricco al mondo (secondo Forbes), colui che ha visto lievitare il suo patrimonio negli ultimi 18 anni fino alla soglia dei 4 miliardi, vuole andare fino in fondo. E la sortita ultima di Bersani («Se vinciamo, subito il conflitto di interessi») ha avuto l´effetto della classica goccia. Affidamento del patrimonio a un consorzio di garanti, dunque. E poi vendita di una fetta. Ma a chi?

Mummia Berlusconi vuole La7 ma…senza pagarla


da: Il Fatto Quotidiano

Cairo vuole La7 per l’amico B. Ma senza pagarla 
Il presidente del Torino incasserebbe in dote da Telecom più di 100 milioni di euro
di Carlo Tecce

La notizia va rovesciata: non è Urbano Cairo che compra La7, ma è Telecom Italia che regala La7 a Cairo. Per conto di un terzo: Mediaset. Lo scioglilingua riassume mesi e mesi di trattative più o meno farlocche, più o meno inutili: perché non esiste un investitore, nazionale o straniero, disposto a pagare un barcone che affonda sotto il peso di perdite (100 milioni) e debiti (200) e un contratto pubblicitario capestro proprio con la stessa Cairo Comunicazioni. Perché la multinazionale telefonica vuole tenersi la struttura, i famigerati multiplex di frequenze, e disfarsi di La7 a qualsiasi prezzo: proprio perché – e la società non smentisce – l’acquirente avrà la dote. Questo significa che la Telecom verserà un contributo, stimato in oltre 100 milioni di euro, per assorbire il passivo ormai consolidato nei bilanci. In sostanza: Cairo avrà La7 a costo zero da Telecom, anzi incasserà appunto più di 100 milioni, anche se – il 7 febbraio – il cda annuncerà la cessione per una cifra non più che simbolica. La domanda che circola nelle redazioni romane di via Novaro, già visitate da Giuseppe Ferrauto, il braccio operativo di Cairo, è la seguente: l’operazione conviene più a Cairo – che non produce contenuti televisivi e non dispone di grossa liquidità – oppure a un suo vecchio amico?
Non ci sono visioni postume: il vecchio amico è Silvio Berlusconi, il riflesso è la fragile Mediaset, che soffre gli acuti di La7 con Enrico Mentana, Michele Santoro, Corrado Formigli e l’intera squadra messa in piedi, giocatore

Quelli della…”superegione del nord”: Lega, come distruggere l’ospedale Valdese di Torino


da: la Repubblica

Mario Pirani: “Mettiamoci le tette”, come la Lega ha distrutto l’ospedale di Varese

Una delle professioni più falsificate e prive di prove specifiche di competenza è quella del “tecnico”. Basta riflettere sulle capacità valoriali di quanti si fregiano dell’improprio aggettivo per rendersi conto della vacuità proclamata. I nostri tecnici, nel migliore dei casi, godono di qualche competenza numerica (dal geometra al contabile) e tanto più la materia delle loro fatiche scolastiche è intrisa da equazioni tanto più si reputano padroni dello scibile. Si vedano ad esempio i concorsi per direttore generale in sanità i cui vincitori non sono quasi mai medici ma “tecnici” di altra provenienza. Quando non vigono paradossi all’incontrario dove lo scettro spetta solo all’ingegnere. È il caso dell’assessore regionale alla Salute del Piemonte, Paolo Monferino, che rifiuta ogni qualifica politica di assessore od altro, unica apprezzabile essendo per lui quella di ingegnere. Forse perché vantando una ascendenza Fiat deve considerare il passaggio per viale Marconi un titolo supremo a vita. Il che spiegherebbe la protervia con cui sta distruggendo uno degli opifici più popolari della città, l’ospedale Valdese di Torino.
Cosa importa che sia uno dei più qualificati centri di specializzazione per la mammella in Italia? Un ospedale secondo nella Regione per numero di interventi, e riferimento di eccellenza per diagnosi e cura del tumore mammario, il Valdese, sorto nel 1861 al centro del popolare quartiere di San Salvario, gode di grandissima popolarità, anche dopo le chiusure degli ultimi mesi, soprattutto fra le donne. Per due motivi: 1) la riuscitissima attività dei “service”, animati

mercoledì 30 gennaio 2013

Luca Mercalli: Prepariamoci / 3



La ricetta per iniziare il piano B

Quando, dove e come queste crisi si svilupperanno non ci è dato saperlo, ma le probabilità che si verifichino sono elevate e non c’è tempo da perdere. Più che salvare il pianeta, dobbiamo salvare noi stessi! Quindi l’unica cosa intelligente da fare è preparare, in fretta, il proprio piano B.
Il piano A è la vostra vita di tutti i giorni. La sveglia suona, accendete la luce se è inverno, fate la doccia calda, fate colazione con prodotti ben sigillati in confezioni che mostrano campi di grano e famiglie sorridenti, salite in auto, vi mettete in strada sfidando il traffico, accendete il computer in ufficio, andate a mensa e potete permettervi di lasciare la metà del cibo nel piatto sapendo che verrà buttato nei rifiuti, tornate a casa e pensate al fine settimana quando andrete a fare più o meno le stesse cose a qualche centinaio di chilometri da casa vostra, magari con un volo low-cost. In tutte queste operazioni l’acqua esce dai rubinetti, la corrente fluisce nei cavi, il gas sibila dal bruciatore, la benzina viene fuori dalle pompe, il caldo dai radiatori, il freddo dai condizionatori, le fognature portano via le sozzure, i camion portano via i rifiuti, altri camion portano cose da mangiare, altri camion portano molte cose utili e ancor più camion ne portano di inutili, i treni partono e arrivano, anche se in ritardo, gli aerei decollano e atterrano, gli ospedali, magari così così, ma vi curano, lo Stato più o meno vi tutela. Ma avete un piano B nel caso tutto ciò che oggi date per scontato non sia più così facilmente disponibile? Ovviamente no.
Questa non è per niente una profezia di sventura, ma vuole essere una realistica presa di coscienza della fragilità del nostro sistema ambientale ed economico, così che una piccola parte del nostro cervello, elabori giorno dopo giorno pezzi di B che potrebbero sempre tornare utili. Se poi non ce ne sarà bisogno, meglio così!. Invece diamo l’impressione di camminare come sonnambuli in un campo minato.

Depeche mode: nuovo singolo ‘Heaven’, a marzo l’album ‘Delta Machine’



da: TMNews

Depeche Mode, il 26 marzo esce l'atteso "Delta machine"
Dal primo febbraio il singolo "Heaven" anticipa il nuovo album 


Si intitola "Delta Machine", è il 13esimo album dei Depeche Mode. La data dell'uscita in tutto il mondo dell'atteso nuovo disco della rock band inglese è il 26 marzo. Ma già da venerdì primo febbraio con il video in anteprima su Vevo e in radio sarà possibile ascoltare "Heaven", il primo singolo estratto dall'album.

"Delta Machine", registrato lo scorso anno tra Santa Barbara e New York, è prodotto da Ben Hillier e mixato da Flood. L'album è disponibile oltre che in versione standard anche in edizione deluxe, un doppio cd con quattro brani aggiuntivi e un libro con copertina rigida di 28 pagine, contenente scatti firmati dall'artista Anton Corbijn.

Dopo la pubblicazione del nuovo album, i Depeche Mode partiranno per un tour europeo, anticipato da una data all'Hayarkon Park di Tel Aviv il 7 maggio. Terranno 34 concerti in 25 paesi europei e si esibiranno allo Stadio San Siro di Milano il 18 luglio e allo Stadio Oimpico di Roma il 20 luglio, prima di concludere la tournée europea a Minsk, in Bielorussia, il 29 luglio. Seguirà un tour in Nord America.

Cinema, ‘Argo’: la rivincita di Ben Affleck


da: la Repubblica

Solo chi cade può risorgere: la rivincita di Ben Affleck
Dopo il trionfo ai Golden Globe e ora ai Sag, "Argo", il film da lui diretto e interpretato, è dato favorito nella corsa agli Oscar, insieme a "Lincoln". Ritratto di un divo dalla carriera non sempre liscia, come dimostra lo scivolone con Jennifer Lopez. Ma il tempo (e il talento) gli hanno dato ragione
di Claudia Morgoglione

Facile, ora, darlo come favorito nella corsa alla statuetta più pesante, l'Oscar per il miglior film. Ovvio, adesso - dopo il trionfo ai Golden Globe, e quello fresco fresco ai Sag Awards assegnati questa notte dall'associazione attori americani - scommettere sul fatto che sia lui, il Ben Affleck regista (e protagonista) del bellissimo e tesissimo Argo, il vero avversario di Steven Spielberg e del suo Lincoln, nella Notte delle Stelle del 24 febbraio. Ma la realtà è che - malgrado il successo di pubblico e soprattutto di critica ottenuto in tanti paesi del mondo - in molti, all'exploit del divo e della sua pellicola, non crededevano fino in fondo. Soprattutto qui in Europa. Perché era più semplice puntare su autori storicamente adorati dai cinefili come il Quentin Tarantino di Django Unchained o la Kathryn Bigelow diZero Dark Thirty; o su clamorosi outsider come il debuttante Benh Zeitlin di Re della terra selvaggia.

Digitale terrestre, frequenze tv da assegnare: fuori gara Rai, Mediaset e Telecom


da: Milano Finanza

Frequenze tv, fuori gara Rai Mediaset e Telecom
di Roberto Sommella

Cambia l’asta delle frequenze tv e, come anticipato da MF-Milano Finanza, restano fuori i big della televisione generalista: Rai, Mediaset e Telecom. L’Agcom ha concluso il primo giro di consultazioni per redigere ex novo il bando di gara per la vendita dei multiplex digitali (il governo Berlusconi aveva stabilito l’assegnazione gratuita delle frequenze 61-69 MegaHertz, l’esecutivo Monti ha deciso di venderle al miglior offerente). Che cosa cambia rispetto alla prima bozza dell’Agcom?
I lotti messi all’asta non sono più di cinque multiplex ma solo di tre piattaforme di canali: verranno vendute solo le frequenze che coprono oltre il 90% del territorio e che danno luogo a una concessione ventennale e non quinquennale. La decisione di Marcello Cardani e colleghi tira fuori tutti i network preesistenti sulla piattaforma televisiva digitale (appunto Rai, Mediaset e Telecom) e permetterà solo ai nuovi entranti, Sky e Discovery Channel in primis, di partecipare all’asta. Il governo si attendeva 1 miliardo da questa asta ma è lecito ridurre di almeno la metà l’incasso previsto. Gli altri due multiplex che inizialmente erano stati messi all’asta andranno invece agli operatori telefonici e quindi in questo caso rientrerà in gioco Telecom. Il consiglio dell’Autorità, ha poi ricordato il presidente Cardani in un nota, ha approvato uno schema di provvedimento che è stato tempestivamente trasmesso alla Commissione europea. In quella sede l’Agcom si è riservata di concludere gli approfondimenti tecnici volti a migliorare la qualità dei multiplex messi in gara attraverso la soluzione

Serie tv americane: Homeland, la seconda stagione su Fox


da: http://www.kataweb.it/tvzap/

Torna Homeland, la verità non dorme mai



Bentornati a Carrie, Nicholas, Saul e a tutti gli altri protagonisti di una delle migliori serie di tutti i tempi. Ci mancavano.
La seconda stagione di ‘Homeland – Caccia alla spia’, la serie amata dal presidente Usa Obama e realizzata dagli autori di ’24, arriva in prima visione italiana su Fox da mercoledì 30 gennaio in prima serata.


Già trionfatrice agli Emmy e ai Golden Globe (miglior serie tv drammatica, miglior attrice Claire Danes e miglior attore protagonista Damian Lewis) e definita da Wall Street Journal come “la miglior serie tv drammatica mai vista in tv”, si è imposta proprio ieri in questa categoria anche ai Producer Guild Awards, i premi dei produttori americani.
Nella prima stagione avevamo lasciato la protagonista Carrie Mathison

Elezioni 2013, confronto tv tra candidati: Carlo Freccero sul no di Berlusconi


da: la Repubblica

 “Silvio non può confondersi con altri cinque. Vince solo se trasforma il duello in uno show”
“Il segretario pd invece si avvantaggia dalla sfida a sei, si mostra come uomo di buonsenso”
di Giovanna Casadio

«L’Unto del Signore non può rassegnarsi a essere uno dei tanti». Carlo Freccero, direttore di Rai4, esperto di comunicazione, spiega che «non è per paura», ma per necessità dello «show» che Berlusconi dice “no” al confronto a sei in tv.

Il Cavaliere teme il confronto televisivo?
«Non credo. Piuttosto Berlusconi non vuole “banalizzarsi”».
Mentre a Bersani conviene?
«Il leader del Pd si avvantaggia nella sfida a sei».
Berlusconi insomma rende poco nel confronto tv con tutti i candidati premier?
«Le risposte brevi, sintetiche, non fanno al caso suo. Nei tempi contingentati non avrebbe tempo per le battute. Invece ha bisogno del colpo a sorpresa. Gli è indispensabile fare l’uomo di spettacolo, perché quando fa il politico è irritato, diventa nervoso».
Ma a un faccia a faccia il Cavaliere ha detto che ci starebbe.
«Appunto. La condizione ottimale per Berlusconi sono i faccia a faccia: lui contro l’altro, con Bersani e con Monti. Ma con Ingroia come potrebbe cavarsela? Con l’ex giudice non sarebbe uno scontro politico ma da aula giudiziaria».

Marco Travaglio: “Alta strategia”


da: Il Fatto Quotidiano

La notizia sensazionale è che le partite, per vincerle, bisogna giocarle. Mai visto nessuno che tenti la fortuna al Totocalcio senza acquistare e compilare la schedina, o alla Lotteria senza comprare il biglietto. Invece il Pd s'era illuso di vincere le elezioni senza fare campagna elettorale. Un paio di colpi d'immagine – il ritiro di D'Alema e
Veltroni (solo dal Parlamento, s'intende), le primarie, l'esclusione di tre o quattro inquisiti su una dozzina - e basta: poi si aspetta che arrivi il 25 febbraio senza far niente. Fermi e soprattutto zitti, al massimo qualche detto popolare emiliano biascicato masticando il sigaro.
Chè, appena ti muovi o dici qualcosa, finisci sempre per scontentare qualcuno. La geniale strategia poteva funzionare nel novembre 2011, con lo spread a 600 e il Cainano in ritirata. Se si fosse votato subito, anche gli elettori più smemorati avrebbero asfaltato il centrodestra, avendo sotto gli occhi i disastri del governo B. Invece le volpi di Via del Nazareno decisero di dare ascolto a Napolitano, altro supergenio, e rinviarono le elezioni appoggiando il governo Monti con una maggioranza dominata dal solito B. Il quale ebbe 14 mesi per inabissarsi, far dimenticare le sue vergogne, dissociarsi dalla politica dei tecnici che puntualmente appoggiava ma senza farsene accorgere, anzi illudendo i presunti avversari che si sarebbe ritirato. Quando poi il Rieccolo è ricicciato fuori, rispedendo Angelino Jolie fra la servitù, cannoneggiando Monti e i comunisti, occupando le tv dalla Prova del Cuoco alle previsioni del tempo e riacciuffando qualche punto nei sondaggi, gli strateghi del Nazareno non ci volevano credere. Infatti pensarono bene di dar la colpa della presunta rimonta a Santoro, solo che il Cainano aveva sfidato Servizio Pubblico, mentre Bersani nemmeno si avvicina.
In realtà non c'è nessuna rimonta: B. è inchiodato al 18,5%, la metà dei voti del 2008, e non arriva al 30 nemmeno con tutta l'Armata Brancaleone di leghisti,

L’Amaca di Michele Serra


da: la Repubblica

Si capisce che Alessandra Mussolini si sia imbufalita, negli studi televisivi di La7, perché qualcuno (Andrea Scanzi del Fatto) le ha detto di non avere alcun rispetto di nonno Benito. Si è imbufalita perché l’opinione di Scanzi – che condivido e sottoscrivo – è risuonata alle sue orecchie come un inatteso eccesso polemico, quando non è che la normale trasposizione colloquiale della Costituzione italiana e di tutte
le convenzioni europee. Il fascismo, in Europa, è al bando. La sua apologia, in Italia, è fuori legge. Questo non basta, ovviamente, a impedirne le varie forme di reviviscenza. Ma basta, almeno, a far capire a fascisti e nazisti che non sono bene accetti nella pur larga famiglia democratica. Se Mussolini si risente perché qualcuno le ricorda in pubblico che il nonno, fondatore del fascismo e principale ispiratore di Hitler, non merita rispetto, è perché in decine, centinaia, migliaia di dibattiti, per anni, per rassegnazione o per ignavia o per cinismo, nessuno ha ritenuto importante dirglielo. In Germania un eventuale nipote Otto Hitler andrebbe in televisione a dire che il nonno fu una brava persona? O condurrebbe una vita ritirata, intagliando orologi a cucù?

Barbara Spinelli: ‘Silvio il nostalgico’


da: la Repubblica

Silvio il nostalgico
di Barbara Spinelli

Sarebbe stata una buona idea mantenere il sangue freddo davanti a Berlusconi, il giorno che a Milano ha parlato del fascismo (video), e chiedergli come mai Mussolini avesse "per tanti versi fatto bene", eccettuate le leggi razziali. Fece bene quando uccise Matteotti, incarcerò gli oppositori? Quando inviò l'esercito in Etiopia, ordinandogli di usare i gas asfissianti a scopo di sterminio? Quando entrò in guerra accanto a Hitler, e non per evitare una vittoria tedesca troppo vasta ma convinto da sempre che urgeva vendicare l'oltraggio del '14-18? Oppure fece bene perché seppe governare accentrando tutti i poteri, reintroducendo la pena di morte, soggiogando l'amministrazione della giustizia? Quando si incontra un politico provocatore, che consapevolmente sceglie il giorno in cui si ricorda la Shoah per inquinare il consenso antifascista da cui è scaturita la Costituzione, è sempre la seconda domanda quella che conta, che aiuta a capire, e la seconda domanda purtroppo è mancata.

Ma in fondo quel che vorremmo sapere lo sappiamo già, perché Berlusconi non è caduto dal cielo: né oggi né nel '94. Perché quel consenso è stato gracile sempre, a dispetto delle commemorazioni, e lui quest'oscurità italiana la sa, l'attizza, ne fa tesoro. Non aveva mai parlato in questo modo del fascismo, ma sul Regime, e sulla Resistenza, ha già detto in passato cose sufficienti. Ha già detto che Mussolini "non ha ammazzato nessuno; mandava la gente

Monte dei Paschi di Siena: “la banda del 5%”



da: la Repubblica

Mps, Baldassarri e la banda del 5% I pm senesi: "La situazione è incandescente"
L'ex capo della finanza, avrebbe guadagnato una percentuale su ogni operazione. Secondo Antonio Rizzo, ex funzionario della banca d'affari Dresdner, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano, la "commissione" per fare affari con il Monte dei Paschi era del 5% e doveva essere corrisposta a Baldassarri e a Matteo Pontone, il riferimento di Mps a Londra. La Lutifin incassa in realtà lo 0,5% pari a 600mila per una intermediazione da 120milioni di euro di un bond dell'Mps

Gianluca Baldassarri e Matteo Pontone, rispettivamente all'epoca capo della finanza di Mps e responsabile della filiale di Londra di Monte dei Paschi di Siena, erano conosciuti come "la banda del cinque per cento perché su ogni operazione prendevano tale percentuale". A rivelarlo nell'inchiesta milanese sulla finanziaria svizzera Lutifin che riguarda anche un derivato comprato da Mps a Dresdner è Antonio Rizzo, ex funzionario della banca d'affari tedesca, sentito il 13 ottobre 2008 dai pm di Milano. Le carte ora sono passate ai pm senesi. "La situazione è esplosiva e incandescente, stiamo parlano del terzo gruppo bancario italiano", ha sostenuto il procuratore di Siena, Tito Salerno. Il ministro dell'economia, Vittorio Grilli, tende invece a gettare acqua sul fuoco.

Quanto all'inchiesta, nel verbale, Rizzo racconta di un incontro che si svolse nel 2007 tra lui, il suo superiore Lorenzo Cutolo e Massimilano Pero, che si occupa

Monte dei Paschi di Siena, vigilanza: gli occhi chiusi di Bankitalia


da: Il Fatto Quotidiano

Monte dei Paschi, così Bankitalia ha chiuso gli occhi davanti ai conti
Dopo l'acquisto di Antonveneta il Monte dei Paschi ha fatto di tutto per far sparire le perdite. E gli ispettori dell'istituto diretto da Mario Draghi lo sapevano
di Marco Lillo

La Banca d’Italia, allora diretta dal presidente della Bce Mario Draghi, nel 2010 aveva gli elementi per capire che i conti di Monte Paschi di Siena erano truccati. O almeno molto sospetti. Sarà pur vero che “la vera natura di alcune operazioni riguardanti il Monte dei Paschi di Siena riportate dalla stampa [cioé dal Fatto, ndr] è emersa solo di recente, a seguito del rinvenimento di documenti tenuti celati all’autorità di Vigilanza e portati alla luce dalla nuova dirigenza di Mps”, come ha comunicatoBankitalia pochi giorni fa. E sarà pur vero che il contratto con Nomura sul derivato Alexandria che nascondeva un buco di almeno 220 milioni è stato nascosto nella cassaforte dell’ex direttore generale Antonio Vigni dal 2009 fino al 10 ottobre 2012. Ma è anche vero che la Banca d’Italia aveva davanti ai suoi occhi una sequenza di fotogrammi nitidi che formavano un film. Ma nessuno ha voluto capirne la vera trama.

Il miliardo per Antonveneta
Prima scena: l’acquisizione di Antonveneta. Per arrivare ai 10 miliardi richiesti dal Banco Santander, Mps chiede ai suoi amici di sottoscrivere anche un miliardo di obbligazioni convertibili in azioni. È il F.R.E.S.H. (Floating Rate Equity-linked Subordinated Hybrid Preferred Securities) sottoscritto per

martedì 29 gennaio 2013

Carlo Maria Martini: Le età della vita / 5


Per la spiritualità indù la rinunzia ai propri beni significa la capacità di presentarsi con la mano destra aperta per ricevere umilmente il pane quotidiano. Tradotto nel linguaggio della cultura occidentale significa che occorre sempre più riconoscere che la nostra vita dipende dagli altri e godere di questo fatto.
E’ certamente difficile per i ricchi sopportare di diventare poveri, come dimostrano gli esempi evangelici di Nicodemo e del giovane ricco, ma in questo si può gustare una partecipazione più autentica del Vangelo. Fa parte di tale impoverimento anche l’indebolimento fisico cui si va incontro con il passare degli anni. Perciò il Vangelo di Giovanni, che esemplifica il cammino del cristiano ed è un Vangelo segnato dalla profondità mistica, riduce tutto all’essenziale.
I vecchi devono imparare a ritirarsi dalle loro responsabilità e contemplare maggiormente l’unità delle cose. In questo senso l’anzianità può durare molto meno delle altre fasi della vita e non dipende dall’età anagrafica. Ciò significa che le età della vita non possono ridursi solamente alla biografia. Esse hanno una durata diversa che non è possibile determinare a priori. Bisogna interpretare ciascuno alla luce di un cammino spirituale che tenga conto della maturità raggiunta.
Anche lo stile di preghiera varia nelle diverse età della vita. E’ molto importante vedere se la nostra preghiera corrisponde o meno alla nostra età. La preghiera, infatti, matura via via con la ricchezza interiore, ma nel tempo della vecchiaia può tornare a essere semplice e spontanea come quella dei fanciulli.

post precedenti nella categoria Saggistica 

Biblioteca ideale: I 200 anni di ‘Orgoglio e Pregiudizio’


da: La Stampa

I 200 anni di “Orgoglio e pregiudizio”, la storia d’amore per ogni generazione

Venne pubblicato per la prima volta il 29 gennaio del 1813. Con il tempo, è diventato uno dei libri più letti al mondo
di Cynthia Sgarallino

Era il 29 gennaio del 1813 e per la prima volta veniva pubblicato “Orgoglio e pregiudizio”, forse il più romantico dei romanzi della scrittrice inglese Jane Austen. 

Il romanzo era rimasto senza editore per un po’ di tempo. Nessuno poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei libri più letti del pianeta. E non solo da ragazze adolescenti, anzi. 
Cos’è che ancora ci incanta e ci fa commuovere? 
Mentre leggiamo del tempo che non passa mai nelle giornate delle sorelle Bennet, delle loro ambizioni, dei loro sogni e delle loro aspirazioni, dei loro capricci e delle loro debolezze, le storie intrecciate di Jane e di Elizabeth ci trasportano e ci travolgono. 

Chi non avrebbe voluto sentirsi chiedere per ben due volte in sposa dopo aver risposto no la prima volta? La nobiltà d’animo, a volte l’ingenuità o l’assenza di calcolo di Elizabeth ci rapiscono, forse perchè appartengono a quella sfera di

Tv, ‘Canal Grande’ di Antonio Dipollina


da: la Repubblica

La fiera della nostalgia

Se non c’è una gara oggi in tv non vai da nessuna parte. E così a I migliori anni – RaiUno il sabato sera – hanno creato un ibrido innestando nella vecchia formula una sfida tra cantanti di media levatura (o chissà) che aggiornano classici della canzone. Il tutto richiamando addirittura Canzonissima. L’ibrido è indigesto e soprattutto nulla può contro lo strapotere di Canale 5 che propone Italia’s Got Talent (fenomeni comuni da baraccone in azione – successo assicurato nei secoli). Così da un lato non c’è l’effetto Tale e Quale (il recente successo di Carlo Conti, ipergrottesco coi travestimenti da big) mentre l’assetto storico del programma si annacqua e soccombe di fronte ai passaggi ripetuti negli anni – e quando arrivano gli inediti, nientemeno che Keith Emerson, per dire, passano e vanno. Finisce con la fiera della nostalgia. E diventa tripudio di rivolta anti-tecnologie e di com’era bello quando c’era il telefono fisso, che era scomodo sì ma faceva anche tante cose buone.

Festival Sanremo 2013: le 28 canzoni in gara, i voti di Gino Castaldo


da: la Repubblica

Sanremo, ecco le 28 canzoni in gara: un'edizione con musica di alta qualità
Due brani per ogni cantante in gara: uno sarà escluso. Noi li abbiamo sentiti in anteprima. La 63ª edizione del Festival al via il 12 febbraio
di Gino Castaldo

La vera notizia, quasi da lasciare sgomenti, è che la media qualitativa delle canzoni che ascolteremo al festival, dal 12 febbraio su RaiUno, è sorprendentemente alta, considerando gli scempi del passato. Se ne avranno a male quelli che prediligono il trash, quelli che Sanremo preferiscono immaginarlo come un gigantesco bersaglio su cui scagliare velenose freccette, ma quest'anno va così.

Certo la presenza di Fabio Fazio e di Mauro Pagani lasciava già presagire qualcosa del genere, e anche le dichiarazioni del conduttore sono esplicite: "Vedi mai che questa volta riusciamo davvero a portare l'attenzione sulle canzoni?", anche perché i tempi grigi impongono costi contenuti, niente sprechi per i superospiti. "Mai rifare il già fatto", ribadisce, smentendo anche la possibile presenza di complici come Saviano e Gramellini.

Difficile capire al momento se risulterà efficace questa abbondanza di canzoni, ben ventotto solo per i big (con inevitabile preoccupazioni dei giovani di essere sbattuti a tarda notte) e soprattutto questa formula del doppio brano, uno dei quali cadrà per strada, come nuovo meccanismo di gara. Di sicuro si evita così l'eliminazione dei cantanti, che è sempre sembrata inutilmente umiliante, e magari la formula può incoraggiare le partecipazioni di rango.

Media: ‘Italia2013.me’, giornalismo con i sociale media

da: http://www.huffingtonpost.it/

Il nostro esperimento per imparare a fare giornalismo con i social media

"Perché lo fai questo Italia2013.me?" mi hanno chiesto in tanti. Perché voglio imparare. Perché amo il giornalismo, mi appassiona la rete e mi interessa capire se possiamo spostare l'asticella un po' più in alto. Mi interessa vedere se riusciamo a trovare nuovi modi di produrre contenuti, utilizzare i social network e raccontare storie.
E perché le elezioni sono un grande fatto collettivo, l'unico a tenere catalizzata l'attenzione di un paese per trenta giorni filati (ci sarebbero anche i mondiali di calcio, in effetti, ma manca un anno e mezzo). Dal nostro punto di vista, queste elezioni sono un laboratorio: il laboratorio ideale per un esperimento. Il più grande esperimento di citizen journalism forse.
Questo progetto parte da lontano. Da due fatti che mi erano rimasti nella mente da un po'. Il primo riguarda le ultime elezioni in Iran. Le tragiche elezioni del giugno 2009. Ricordo il regime in crisi, le piazze piene, i primi utilizzi massicci dei social per raccontare al mondo quello che stava accadendo, l'hashtag #iranrevolution. E una vignetta del New York Times.
Il presidente Ahmadinejad aveva deciso di espellere tutti i corrispondenti stranieri perché la smettessero di raccontare la violenta repressione in atto. Nella vignetta si vede una piazza piena, tutti con un braccio alzato per tenere in mano un telefonino puntato sul balcone presidenziale. E lì, Ahmadinejad con un consigliere che gli dice: "Questi sono tutti corrispondenti!".

Donne: l’Europa delle diseguaglianze



da: Lettera 43

Donne, l'Europa delle disuguaglianze
In Ue c'è un divario tra Nord e Sud sulle quote rosa. In Germania tre su quattro lavorano. In Italia solo una su due: peggio di noi c'è solo Malta.
di Barbara Ciolli

In Germania tre donne su quattro lavorano e il loro stipendio è inferiore di appena il 2% delle buste paga maschili, secondo i dati dell'Istituto dell'economia tedesca di Colonia (Iw).
Che dire poi della Scandinavia, che vanta punte d'occupazione femminili superiori al 90% e donne casalinghe orgogliosamente in via di estinzione?
In Italia si apre invece l'abisso della diseguaglianza, fotografato dall'Istat a fine 2012. Nord e Sud sono due mondi agli antipodi, quasi come fino a 20 anni fa lo erano l'Est e l'Ovest in Germania. Se al settentrione le lavoratrici raggiungono quota 70% come nel Nord Europa, al di sotto di Roma la percentuale crolla al 35% (la più bassa dell'Unione europea), per una media nazionale del 50% che, nella classifica Eurostat del 2011, quanto a maglia nera ci pone davanti solo a Malta e, dopo la crisi del 2008, Grecia.
IL 34% È SENZA REDDITO. Nell'ultimo anno, quasi il 34% delle italiane tra i 25 e i 54 anni non ha percepito reddito, una madre su quattro ha perso il lavoro a due anni dal parto e, tra le senza impiego, il 47% non ha accesso al conto corrente del compagno.
Su questo spaccato da Dopoguerra pesa, certo, la crisi che, decimando i contratti tra i giovani, ha colpito anche le donne. Ma, per le maggiori esperte di occupazione

Ustica, Dc9 Itavia: Corte di Cassazione, fu un missile ad abbatterlo



da: La Stampa

Ustica, la Cassazione: “Fu un missile”
Stato condannato a risarcire le vittime
La sentenza conferma il parere della Corte d’Appello di Palermo: non è stata garantita la sicurezza

La tesi che fu un missile ad abbattere il Dc9 dell’Itavia ad Ustica «è abbondantemente e congruamente motivata». È quanto si legge nella sentenza con la quale la terza sezione civile della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal ministero della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti e ribadito che i parenti delle vittime del disastro vanno risarcite.  

Era stata la Corte d’Appello di Palermo, nel giugno del 2010, ad accogliere la domanda di risarcimento avanzata da alcuni dei parenti delle vittime. «Non c’è dubbio - scrivono i giudici - che le amministrazioni avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli e che l’evento stesso dimostra la violazione della norma cautelare». 

In tema di responsabilità civile, infatti, dal momento che «l’omissione di una condotta rileva quale condizione determinativa del processo causale dell’evento dannoso soltanto quando si tratti di omissione di un comportamento di cautela imposto da una norma giuridica specifica, ovvero da una posizione del soggetto che

Il sistema bancario italiano: le diverse “filosofie” di Monti e Draghi


da: Lettera 43

Monte Paschi, lo scontro tra Monti e Draghi
Derivati, future, opacità. Lo scandalo Mps letto alla luce degli ultimi 20 anni. Di lotta per la riforma del sistema finanziario.
di Marco Mostallino


      
Nelle banche deve prevalere il «principio della specializzazione se si vogliono evitare crac paurosi». Parole come pietre, pesanti di fronte allo scandalo che rischia di toccare fino alle fondamenta il Monte dei Paschi di Siena.
LA RIFORMA DEL SISTEMA. Parole profetiche e attuali che, però, sono datate gennaio 1991. Erano dirette, tra gli altri, contro Mario Monti, a quel tempo regista (insieme con il banchiere statale Mario Sarcinelli) della riforma del sistema bancario del quale il sesto governo Andreotti stava mettendo le fondamenta.
Le pronunciò nell'ambito di una furiosa battaglia politico finanziaria l'allora vice direttore generale di Bankitalia Antonio Fazio, divenuto poi governatore e infine travolto da scandali e inchieste, fino a dover passare la mano a Mario Draghi, oggi al vertice della Bce.
MONTI CONTRO DRAGHI. Fazio e Via Nazionale, allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi, uscirono sconfitti. Prevalse la liberalizzazione voluta da Monti e nemmeno un perplesso Draghi, allora giovane economista in arrivo dalla Banca mondiale, riuscì a fermare la spinta del Professore verso uno svincolo quasi totale degli istituti dai controlli pubblici.

Monte di Paschi di Siena: ipotesi truffa, giro di bonifici per 17 miliardi


da: Il Fatto Quotidiano

Mps, ora si valuta anche l’ipotesi di truffa. Al setaccio bonifici per 17 miliardi
L'inchiesta trova nuovi spunti e segue nuove tracce. Ci sono i miliardi che viaggiano da una parte all’altra dell’Europa e arrivano fino in Asia, operazioni finanziarie complessissime corrisposte per cassa, dunque cash, mancanza di una "due diligence" formale, prezzi che lievitano di 4 miliardi in due mesi. Intanto la Fondazione sembra pronta a mettersi da parte. Incontro Grilli Draghi

L’inchiesta su Mps - deflagrata con lo scoop del Fatto Quotidiano su un accordo segreto per truccare i conti - trova nuovi spunti e segue nuove tracce. Quelle di tanti soldi, troppi per l’acquisto di Antonveneta per esempio. Ma non solo. Ci sono i miliardi che viaggiano da una parte all’altra dell’Europa e arrivano fino in Asia, operazioni finanziarie complessissime corrisposte per cassa, dunque cash, mancanza di una “due diligence” formale, prezzi che lievitano di 4 miliardi in due mesi, una montagna di operazioni sui derivati, da sempre un rischio per gli investitori, che potrebbero celare aggiustamenti di bilanci e nascondere la verità agli organi di controllo, nuove ipotesi di reato che si affacciano sulla scena: più la procura di Siena scava sull’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi, più la partita diventa complessa e ampia.
Al vaglio l’ipotesi di truffa ai danni degli azionisti. A cominciare dai reati contestati agli indagati, che sarebbero meno di dieci, tra cui ci sarebbe anche l’ex presidente di Monte Paschi di Siena Giuseppe Mussari (notizia mai confermata ma neppure mai smentita): i magistrati – anche alla luce delle carte arrivate da Milano sui derivati dell’operazione Alexandria con la bancaNomura – starebbero infatti valutando se sia ipotizzabile anche il reato di truffa ai danni degli azionisti. Un’ipotesi, questa, che andrebbe ad aggiungersi a quelle già avanzate di manipolazione del mercato, ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza, aggiotaggio.

lunedì 28 gennaio 2013

Noemi: Lo Shampoo di Giorgio Gaber

Festival di Sanremo 2013: le 28 canzoni


da: Corriere della Sera

Sanremo, Fazio: «Sarà il Festival della musica»
Ecco le 28 canzoni ascoltate (e votate) per voi
Dalla malinconia di Cristicchi alle sorprese «Mononota» di Elio e «Sai» di Gualazzi: i brani in anteprima

Fabio Fazio e Mauro Pagani sono convinti di aver fatto la scelta giusta. «Sarà il Festival delle canzoni e della musica», annunciano presentando nella sede della Rai le 28 canzoni, due per ogni «big» in gara, quest’anno a Sanremo. Non ci saranno grandi ospiti, o almeno non c’è la corsa a cercarli. Fazio dice di aver già fatto un Festival di quel tipo, aggiunge che non ci sono soldi e non si dice interessato ad avere qualcuno tanto per. Nelle canzoni c’è sempre tanto amore, tanta melodia, si sfoggiano le ugole, ma ci sono, anche nelle questioni di cuore, leggerezza e ironia. Ecco le prime impressioni dopo un preascolto riservato agli addetti ai lavori, visto che i brani devono restare segreti fino all’Ariston. Ogni artista ne porta due e alla prima esecuzione una viene esclusa con un voto diviso al 50% fra giornalisti della sala stampa e televoto.

I CANTAUTORI DELLA GENERAZIONE 35-45 - Silvestri gioca su un doppio binario. L’impegno politico del racconto di una giornata di protesta in piazza caratterizza la degregoriana «A bocca chiusa» (voto 8 e mezzo). Se passa lo scoglio dell’esclusione «contro» la paracula «Il bisogno di te» (fra «Salirò» e i Fine Young Cannibals, 6 e mezzo) potrebbe prendere il volo.

Serie tv, ‘In treatment’: versione italiana su Sky con Castellitto e regia di Saverio Costanzo


da: La Stampa

Castellitto: metto la tv (e me stesso) sul lettino
Costanzo dirige la versione italiana della serie cult “In treatment”


Qualcuno potrebbe addirittura scandalizzarsi. Si può trattare la psicanalisi come se fosse una soap-opera? Anzi, meglio, si può immaginare«un Posto al sole scritto da Sigmund Freud»? La risposta è sì. Lo ha dimostrato In treatment, basato sul format israeliano Be Tipul, ideato dal regista e sceneggiatore Hagai Levi, e adesso la versione italiana prova a bissare il successo della serie Usa realizzata da Hbo e divenuta subito culto.  

Nell’assaggio, presentato ieri sul set, a Formello, poco fuori la capitale, c’è un Castellitto impeccabile nei panni dell’analista Giovanni alle prese con i suoi pazienti. Sul divano, sotto il suo sguardo acuto, scorrono le loro vite. Un marito stressato (Adriano Giannini) e una moglie frivola (Barbora Bobulova), una bella ragazza che si è innamorata del suo terapeuta (Kasia Smutniak), un poliziotto infiltrato (Guido Caprino) che non riesce a liberarsi dai fantasmi di un’indagine sanguinosa: «Le parole - dice il protagonista - evocano immagini, sono come fiori che si schiudono. Durante ogni seduta viene fuori un pezzo dei personaggi, l’analista è come un confessore, una iena buona che si nutre dei pazienti». 

Gli sceneggiatori di In treatment made in Italy (Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo,

Crack Monte dei Paschi di Siena: patto acquirente/venditore per truccare i conti


da: Corriere della Sera

Il patto con Santander e Jp Morgan 
Adesso spunta una lettera segreta
Tra i testimoni Cardia, figlio dell'ex presidente Consob: L'accordo per far salire il titolo e nuove speculazioni sospette

Un patto tra acquirente e venditore per truccare i conti e far salire il prezzo di Antonveneta. Un accordo non scritto tra gli spagnoli del Santander e gli italiani di Monte Paschi per dividersi la «plusvalenza» di quell'affare. Gli atti contabili, le comunicazioni interne, le relazioni trasmesse agli organi di vigilanza sequestrate otto mesi fa per ordine della magistratura di Siena e analizzate dagli specialisti della Guardia di Finanza, hanno consentito di trovare indizi concreti su questo intreccio illecito. E di aprire una nuova fase d'indagine che si concentrerà sui testimoni da ascoltare. Personaggi che potrebbero conoscere dettagli inediti di quanto accadde nel 2007 quando Santander acquistò la banca per 6,3 miliardi di euro e appena due mesi dopo riuscì a venderla a Mps per 9,3 miliardi di euro con un'aggiunta di oneri che fecero lievitare la cifra a 10,3 miliardi. Un ulteriore miliardo che potrebbe rappresentare la «stecca» aggiuntiva e coinvolge direttamente Jp Morgan.

L'armadio dei documenti - Nell'elenco c'è anche il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior e da vent'anni responsabile di Santander per l'Italia che ha più volte incontrato l'ex presidente

Giustizia, sentenza Diaz: Ernesto Lupo (Cassazione), “manca il reato di tortura”


da: L’Huffington Post

Il primo presidente della Cassazione Ernesto Lupo apre l'anno giudiziario: "Sulla giustizia servono larghe intese". E dopo la sentenza sulle violenze alla Diaz chiede il reato di tortura

La giustizia è una di quelle "tematiche cruciali" su cui il Parlamento che uscirà dalle imminenti elezioni dovrà impegnarsi in "sforzi convergenti" e "contributi responsabili alla ricerca di intese". Con queste parole, il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, che riprendono quelle contenute nel discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, apre la sua relazione che verrà trasmessa in diretta tv, a partire dalle 11. E chiede l'introduzione del reato di tortura dopo la sentenza della Cassazione sulle violenze alla scuola Diaz durante il G8 di Genova.
Larghe intese su giustizia. Accogliendo una sollecitazione sempre dal capo dello Stato, Lupo esorta tutti - anche sul "piano giuridico e giudiziario, oltre che su quello economico e politico" - a dare vita a una "vera e propria controffensiva europeista" per realizzare "un futuro di integrazione e democrazia federale, che è condizione per contare ancora, tutti insieme, nel mondo che è cambiato e che cambia". Il presidente della Cassazione, nell'aula magna del Palazzaccio alla presenza delle più alte cariche istituzionali, sottolinea che "si tratta di un cimento difficile ma affascinante, che ricorda molto quello che impegnò tutte le forze vive della società, quando, quasi mezzo secolo fa, a metà degli anni '60 entrai in magistratura. "Il riferimento agli anni '60 - prosegue Lupo - evoca immediatamente una grande stagione di impegno giuridico e giudiziario per l'inveramento della Costituzione, intesa come norma cogente e vincolante per tutte le istituzioni e come solenne promessa rivolta ai cittadini e alle future generazioni di un'età di giustizia e di diritti".