martedì 4 settembre 2012

Salute: decreto Balduzzi nato morto, ma la riforma dei medici di famiglia va fatta


Da molti anni penso che i medici di base siano più o meno dei commessi e che lavorino meno dei vituperati statali.
Infatti – mediamente – i medici di famiglia non ricevono dopo le 19, non fanno visite a domicilio quando stai male, non li trovi nel week-end, non saltano un ponte delle festività. Pertanto, diventa inevitabile in alcune situazioni ricorrere alla guardia medica o al pronto soccorso.

Ma, di là della scarsa disponibilità oraria, vi è un problema più rilevante: la maggior parte dei medici di base non compie certe prestazioni e con troppa facilità scarica a visite specialistiche ciò dovrebbe sapere e dover fare nel proprio studio medico.

Con sorpresa e piacere, scopro che il ministro Balduzzi vuole presentare in consiglio dei ministri un decreto che contiene, tra l’altro, alcune norme sui medici di base. Si prevede la creazione di ambulatori polifunzionali nei quali fornire, non solo le consuete prestazioni da “commessi”, ma alcune tra quelle specialistiche.  
Un duplice aspetto positivo, almeno sulla carta, da questa riforma: maggiore disponibilità oraria perché i medici devono coprire le ventiquattro ore e l’esecuzione di diagnostica e specialistica.
A oggi, vi sono realtà organizzativo-sanitarie di questo tipo. Ma sono sporadiche e lasciate alla scelta dei medici o dei comuni. Più facile trovarli in piccoli centri che in città, dove cresce sempre di più l’esigenza di trovare in un unico punto alcune delle prestazioni base o ricorrenti, semplificando così l’accesso sanitario ai cittadini (soprattutto ai più disagiati) e riducendo tempi di attesa e di utilizzo.

Il provvedimento in questione conteneva anche altre norme: tasse su bevande gassate, divieto di mettere slot machine vicino alle scuole, ecc, ma è morto sul nascere. Alcuni ministri hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità, sulla copertura finanziaria del decreto.
Può essere che Balduzzi nelle sue proposte sia stato “superficiale” e discutibile (inutile mettere divieti in assenza di controlli costanti), ma se c’è qualcosa da salvare – con eventuali modifiche che non siano ricatti della lobby medica - questa è proprio la parte del decreto che concerne la riforma dei medici di base.

La salute è una priorità collettiva. Aspetti da riformare ve ne sono. Sarebbe l’ennesimo errore di chi gestisce la cosa pubblica quello di abbandonare proposte di riforma quali il ruolo dei medici di base che sono - o dovrebbero essere – il primo approdo sanitario dei cittadini.
Sempre che, la casta dei medici non si opponga a un cambiamento di ruolo nell’interesse collettivo, anche dei dottori, ormai ridotti – anche per loro volontà e convenienza - a commessi.
Certo. C’è il rischio di dover garantire maggiore produttività.

In merito all’argomento salute, ho trovato un articolo sull’intramoenia che vi propongo nel prossimo post.
Che cos’è l’intramoenia? Qualcosa con cui probabilmente vi siete imbattuti e che merita una riflessione.

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