venerdì 21 settembre 2012

Milano, inchiesta locali movida: “il disinvolto utilizzo della funzione pubblica” non è sanzionabile



Fatemi capire. Non c’è uno straccio di legge per condannare disparità di trattamento, il “disinvolto utilizzo della funzione pubblica”?
Bisognerà riassumere Emiliano Bezzon. E perché no: premiarlo. Mandandolo in Parlamento. Luogo dove fanno un uso “disinvolto” della poltrona.

da: la Repubblica

Licenze ai locali della movida l'accusa chiede l’archiviazione
Il pm Di Maio: “Un disinvolto utilizzo della funzione pubblica che però non attiene al penale”
L’inchiesta travolse la commissione di vigilanza e portò poi alle dimissioni del capo dei vigili
di Emilio Randacio

Comportamenti «contrari ai principi di buon andamento della pubblica amministrazione», «disparità di trattamento verso i gestori dei locali notturni». E anche e soprattutto «un mercimonio della pubblica funzione». A due anni dal terremoto che ha decapitato la Commissione comunale di vigilanza (azzerata dalla giunta Moratti dopo lo scandalo), la Procura mette la parola fine all’inchiesta con una richiesta di archiviazione per tutti e 27 gli indagati. Le accuse vanno dall’abuso d’ufficio al favoreggiamento, fino alla corruzione e concussione.

Nomi illustri coinvolti: a cominciare dall’allora comandante dei vigili, Emiliano Bezzon (costretto a dimettersi dopo l’apertura dell’indagine), ma anche il vice direttore generale del Comune, Rita Amabile e il direttore delle attività produttive, Maria Broggini Moretto. Per tutti è stata chiesta l’archiviazione, ma molte posizioni restano pesanti ombre sull’andazzo seguito in Comune. Tanto che il gup per due imputati ha fissato per venerdì prossimo un’udienza camerale per valutare meglio il caso.

Le conclusioni del pm Frank Di Maio sono amare: «Le condotte ascritte agli

indagati risultano poste al limite di un disinvolto utilizzo della funzione pubblica». Un elemento che viene dato per certo, «ma che - per Di Maio - non attiene all’ambito penale». L’indagine nasce dai controlli su un presunto giro di cocaina nei locali notturni più in voga in città. La squadra Mobile, poi, incappa casualmente in Rodolfo Citterio, rappresentante del Siulb (sindacato delle sale da ballo) nella commissione comunale. Di Maio, dopo i primi riscontri, decide di mettere sotto controllo i suoi telefoni e scopre come «Citterio, tramite rapporti intrattenuti con numerosi dipendenti comunali, sia stato in grado di assicurarsi il supporto dei membri della Commissione di vigilanza concordando l’attribuzione di cariche all’interno della stessa o proponendo l’allontanamento di soggetti 'scomodi'».

Molti proprietari di locali, secondo il canovaccio dell’inchiesta, per non avere guai con le licenze si sarebbero affidati a Citterio, il quale avrebbe «adottato un metodo di verifica e controllo alquanto anomalo». Nelle carte in mano alla Procura ecco spuntare una telefonata del giugno 2008, tra Citterio e Amabile, nella quale i due lamentano i controlli «per l’allestimento di una mostra a Palazzo Marino». Quella che allora era il braccio destro del sindaco, sbotta sostenendo che «non è pensabile che un cretino dei vigili vada contro il Comune».

Sull’ex comandante dei ghisa, Bezzon, per l’accusa «è provato il fatto che nel marzo 2008 abbia ritardato, per favorire i gestori 'protetti' e segnalati dal Citterio, il deposito all’attenzione del vice sindaco Riccardo De Corato, di una relazione della polizia locale contenente parere negativo all’autorizzazione allo svolgimento di intrattenimenti al Parco Lambro». Agevolazioni provate, per il pm, «ma non supportate da adeguati riscontri e in assenza di un interesse personale».

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