venerdì 14 settembre 2012

iPhone 5, Ernesto Assante: “Quando l’apparenza inganna”



da: la Repubblica

iPhone 5, quando l'apparenza inganna
Il nuovo prodotto di punta di Apple ha all'interno moltissime novità, anche se le reazioni in rete hanno visto in maggioranza lo schieramento dei delusi. Ma la chiave, oggi più che mai, è nell'ecosistema inventato da Cupertino. Ecco perché
di Ernesto Assante

L'apparenza inganna. E a guardarlo questo nuovo iPhone 5 non offre molte novità rispetto al suo predecessore. Ma del resto è quello che si è detto quasi sempre, tranne nel caso dell'avvento dell'iPhone 4, che aveva un look completamente diverso. Ma, come dice un vecchio motto, un libro non si giudica dalla copertina. O almeno non solo da quella. E infatti il nuovo iPhone all'interno ha molte, moltissime novità. Già soltanto qualche minuto dopo che le prime notizie hanno iniziato a circolare in rete c'è stato il coro dei delusi, di quelli che si aspettavano un "passo da gigante" per la nuova macchina Apple. E c'è già chi scommette che questa macchina non riuscirà a superare i record delle precedenti.


Eppure le possibilità che questo nuovo nato in casa Apple possa fare meglio dei suoi predecessori sono molte. Non solo per le novità che la macchina propone, ma per la forza dell'ecosistema ma cui si muove. Un ecosistema che in pochi mesi è stato completamente ridisegnato, con il nuovo iPad, i nuovi Mac, e oggi con i nuovi iPod, l'iPhone 5 e soprattutto il nuovo iTunes, che è il cuore di tutto il sistema, da dove si prendono musica, film, libri e soprattutto app. Un ecosistema che permette a tante macchine di lavorare in sincronia e che è, senza alcun dubbio, come ha sottolineato lo stesso Cook, il motivo principale della forza di Apple.  Android è su
sei macchine su dieci, ma la estrema frammentazione dell'offerta (è su centinaia di telefoni diversi) invece di trasformarsi in una forza come fu per Windows nell'era dei personal computer, potrebbe a lungo andare dimostrarsi una debolezza.

L'impersonalità di Android, la sua mancanza di "fascino" ma soprattutto il fatto che tra macchine diverse la gestione dei contenuti non è semplicissima, è elemento che ha giocato a favore del successo di Apple, che sostanzialmente con un solo modello, un unico telefono (e un unico tablet e solo tre modelli di computer) ha tenuto ampiamente testa agli avversari. Gli smartphone non sono come i pc, sono terminali personali, che sono sempre con noi e con i quali abbiamo un rapporto profondamente diverso da quello che avevamo con i computer, che erano fermi sulle scrivanie degli uffici o delle case e non "condividevano" molto della nostra vita.

Lo smartphone, invece, è un prolungamento di noi stessi, conserva emozioni e ricordi, trasmette sentimenti e passioni, è parte integrante della nostra giornata e, per questo, non puó essere un oggetto "qualunque", ci deve piacere, ci deve somigliare, deve essere semplice ma intelligentissimo, in grado di fare quello che vogliamo immediatamente ma anche di rappresentarci, di farci interagire con gli altri. Certo, tutto questo lo fanno anche i telefoni con Android, anzi lo fanno meglio oggi di quanto non lo facessero all'inizio, e questo ha portato Samsung, ad esempio, a proporre macchine sempre più belle e sofisticate.

Ma per molti consumatori l'originale, la macchina da cui tutto ha avuto inizio, e che negli anni si è rinnovata, ha offerto altre funzioni e possibilità, è meglio. E' meglio perché non solo offre la migliore tecnologia in circolazione, ma ha anche una personalità. È in questo scenario, uno stranissimo miscuglio di tecnologie, soldi, mercati, passioni, sentimenti, comunicazione, che si combatte la battaglia delle macchine mobili, macchine personali che si devono conquistare un posto non solo nelle nostre tasche ma nella nostra vita. E questo posto se lo devono meritare. Apple cerca di meritarselo non aumentando le dimensioni della macchina, non facendo una dimostrazione muscolare di forza, ma puntando sulle tecnologie, sui contenuti, sulle funzioni, su quello che rende la macchina personale, personalizzabile, funzionale, comoda. Niente circo, insomma, ma il tentativo di dare sostanza alle innovazioni.

C'è bisogno di tutto quello che l'iPhone 5 ci propone? Non basta avere il "vecchio" iPhone o qualche altro smartphone in genere? Dipende da voi, dipende da quello che volete fare mentre siete in movimento, in un mondo che sembra essere orientato verso il "mobile first". Ed ecco che lo smartphone tiene in memoria i biglietti dell'aereo e quelli dell'ultimo concerto, le prenotazioni per il ristorante e la strada di casa, e tra breve si trasformerà in un portafogli per il nostro denaro elettronico, ci metterà in connessione con il dottore e ci farà avere i certificati dal comune. Faremo tutto questo con una macchina che avremo in tasca e in molti vogliono essere "quella" macchina.

Tim Cook non è un "guru", non è un visionario, o almeno non sembra che lo sia quando sale sul palco dello Yerba Buena Arts Center di San Francisco. Ma sembra aver capito che l'era delle sorprese è forse finita per quello che riguarda gli smartphone e che c'è bisogno di sostanza, di motivi d'acquisto che siano più solidi, e che il nuovo iPhone 5 può vincere la gara con tutti gli altri concorrenti solo offrendo soluzioni nuove, offrendo non solo la possibilità di sostituire tutte le altre macchine mobili che usiamo, ma anticipare la possibilità che arrivino nuove macchine mobili che fanno cose che l'iPhone 5 non fa.

Tecnologia prima di tutto, sostanza prima di tutto. Ed è di questo che ha parlato insieme a tutti gli altri sul palco di San Francisco. Non è più la Apple di Jobs, o almeno lo è ancora in parte. Lo è nell'attenzione ai particolari, nella ricchezza dell'offerta, nella visione del futuro. Ma non lo è nell'approccio generale, più serio, meno artistico, meno sognante, più pratico. Ma è probabile che per ora, prima di qualche nuovo colpo di scena, la Apple di Cook sia proprio quella adatta ai tempi. E che l'iPhone 5, "il miglior smartphone che abbiamo mai fatto", come dice Cook, sia la macchina giusta per questi tempi.

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