venerdì 7 settembre 2012

Il Movimento 5 Stelle, il leader o desposta Beppe Grillo, gli altri e le “naturali” fasi delle aggregazioni politiche


Alcuni degli eventi che pare si stiano verificano tra qualche grillino e Beppe Grillo mi pare rientrino in una certa “natura” delle aggregazioni politiche (ultimo in ordine temporale quanto scritto nel Fatto Quotidiano di oggi).

Una parte della stampa non capisce il perché di certe situazioni. Un’altra parte – non fosse altro per anni di pratica – comprende ciò che sta succedendo ma, ma per motivi politici-editoriali, finge di non capire perché ha come obiettivo l’uso strumentale dei rapporti tra Grillo e alcuni grillini.
Quest’ultimo comportamento, non è riservato al solo Movimento 5 Stelle. E’ una consuetudine “professionale” riservata a tutti  i partiti. Con un’eccezione.
La stampa e le tv di Berlusconi riservano un trattamento “forzato” e strumentale ai suoi avversari politici non certo al padrone e al suo partito: il Pdl.


Se vi è una diversità di comportamento nei confronti del movimento di Grillo, ciò dipende dal fatto che il comico movimentista li “snobba”. Così facendo, provoca la reazione dei media tradizionali che vorrebbero “stanarlo”. Lui, da affabulatore e uomo di spettacolo,  conosce le loro logiche e…si guarda bene dal farsi intervistare. Non solo, interviene in maniera autoritaria imponendo agli aderenti del movimento di non partecipare a programmi tv, di non rilasciare interviste.

Se vi è un diktat da parte di Beppe Grillo, è ovvio che non possiamo parlare di gestione democratica del movimento ma, alla base della decisione impositiva vi è il ritenere (e, fin qui, non posso dargli torto) che i grillini sarebbero “tritati” dai meccanismi dei media che più che informazione cercano audience per motivi di business editoriale e schieramento politico.
La partecipazione a programmi tv e il concedere interviste “contaminerebbe” anche persone dotate di una certa istruzione e condizione sociale, perché non avvezze a cogliere appieno e gestire di conseguenza il rapporto con i media in assenza di onestà reciproca.
Il rischio è quello che i ben intenzionati grillini possano apparire al pubblico italiano di elettori non diversi dai politici.

Ovviamente, chiunque è padrone di pensare che Beppe Grillo sia solo un despota manipolatore. Un populista che unisce all’affabulazione il dispotismo fascista. Se questa è l’opinione, non serve aggiungere altro.
Io credo però, che di là di certi comportamenti “discutibili” quando inaccettabili, vi è qualcosa che è insito nella natura di certe aggregazioni, soprattutto politiche, che merita una riflessione.

Non m’interessa al momento, anche perché lo trovo prematuro, dare un giudizio di merito definitivo sul Movimento 5 Stelle e sul padre fondatore Beppe Grillo. Ci sono politici come Bersani e D’Alema che sanno tutto di lui. Sono gli stessi che si sono fatti soffiare dalla Lega parte dell’elettorato. Che non hanno capito rapidamente cosa fosse quest’aggregazione nata nel Nordest e quali effetti avrebbe prodotto nella società italiana.
A quanto pare, l’esperienza con la Lega è servita loro. Adesso hanno capito tutto!
Certo è che, dal mio punto di vista, se uno ha la capacità di comprendere ma poi non hai una conseguente intelligenza comportamentale, non è una persona intelligente, è un doppiamente coglione.
Ma queste sono considerazioni personali non dettati scientifici di psicologia o sociologia e/o politica.

Per tornare alla “natura” delle aggregazioni.
C’è un aspetto dell’interazione tra persone da considerare per valutare se una certa aggregazione fa al caso nostro, cosa potremmo avere in comune, cosa invece ci diversifica e..dove andremo a finire.

Il Movimento 5 Stelle è nato tra la cosiddetta società civile, si è trovato e unito tramite un blog e una persona: Beppe Grillo.
L’aspetto positivo – essenziale – è appunto il poter trovare da parte di una certa società civile un punto d’incontro e di aggregazione. Che sia libero e che sia…civile. C’è qualcuno che preferirebbe aggregazioni “clandestine” o deviate e devianti?

C’è una parte di paese che vuole un cambiamento. Che crede che non si possa più rimandare. Che ha voglia di impegnarsi. Che ritiene avere delle risposte. Ma, ovviamente, la dispersione non porta a nulla. Tante buone idee e intenzioni sparse qua e là,  non servono. L’aggregazione è l’unico modo per “canalizzare” persone oneste con idee e volontà.
Le aggregazioni hanno inevitabilmente in sé: persone diverse per sesso, età, condizione culturale e sociale e caratteristiche caratteriali e d’interazione. Alcuni sono dei leader, la maggior parte sono degli aggregati.
Un’aggregazione senza aggregati, gioco forza, non esiste. Un’aggregazione senza leader si spappola velocemente. Ma anche un’aggregazione che ha una distanza tra leader e aggregati si spappola. E’ un processo lento ma inevitabile.
Ma di che distanza si tratta? Della distanza che non consente di accomunarci in una visione e strategia comune.

Il Movimento 5 Stelle è formato da persone diverse. Stessa cosa dicasi per gli altri movimenti politici.
Mi pare però che più che in ogni altro partito, gli aggregati del M5S siano disomogenei. Più di coloro che confluivano nel P.C.I (e successive modificazioni), nella D.C, nella Lega.
Chi oggi segue e approva il Movimento di Grillo è fuori uscito da precedenti aggregazioni oppure non ha mai fatto politica attiva ma si è impegnato o anche in no in attività sociali. Ciò che li ha fatti trovare in un blog è l’aver trovato una voce, delle idee e soluzioni in comune. Da impegnati o semplici cittadini spettatori, non hanno trovato nella politica convenzionale la risposta alle attese.
Non c’è un’ideologia, una filosofia che li tiene insieme e che fa superare – come succede in altre aggregazioni – le divergenze. Sono insieme “contro” qualcosa ma a “favore” di qualcos’altro. Ma questo “qualcos’altro” non  è qualcosa di definito (come lo era – a torto o a ragione – l’ideologia comunista o altra). Nel momento in cui si passa all’azione concreta le diversità su cosa fare emergerà. Fisiologico. E, in sé, non negativo.

Tenere insieme una diversità più ampia rispetto a quella di chi condivide ideologie e/o filosofie che non lasciano spazio ad autonomie di pensiero e azione, comporta -  inevitabilmente – che alcuni assumano, nell’aggregazione, una posizione da leader. Per “diritto di nascita”: perché hanno creato l’aggregazione, o, durante la vita del gruppo, per caratteristiche mentali e operative che spiccano rispetto alla massa degli aggregati.

Le similitudini che alcuni vedono con la Lega, quando non sono strumentali, cioè finalizzate a convincere che sia un movimento qualunquista da cui rifuggire, sono ancor minori che con certi partiti tradizionali.
Nella Lega, il leader che “portava” gli altri, era Bossi. La differenza con il M5S è che gli aggregati leghisti erano simili al senatur. Avevano l’identica visione di cose persone. Per fare un esempio: tutti pensavano che “Roma è ladrona”, tutti pensavano che gli immigrati dovessero starsene a casa loro. Tutti “ragionavano” ed esternavano come Bossi. Si sentivano rappresentanti da Bossi perché con lui avevano in comune una certa “elementarietà” e “rozzezza” di pensiero e di azione.
Gli “aggreganti” nel M5S si riconoscono, probabilmente, in molti dei concetti e in alcune delle esternazioni di Grillo ma, differenza non irrilevante, sono mediamente di altra formazione culturale ed economica rispetto ai leghisti. E’ un altro target.
Non sto affermando che siano migliori; sto rilevando ciò che mi sembra evidente. Si tratta di una condizione. Punto e stop.

“Tenere a bada” un gruppo di persone diverse per età (è vero che sono prevalentemente giovani, ma il movimento attira anche la fascia 40-60), con formazione culturale, esperienze personali e politiche le più disomogenee non è facile.
Quindi, ai leader spetta “condurli”. Tanto più sono simili al “conducente”, tanto meno risulterà coercitivo o addirittura antidemocratico il comportamento del guru, dei guru di riferimento. Tanto più emergeranno le diversità concettuali e pratiche, tanto più i guru dovranno essere “coercitivi”.
Lo sviluppo inevitabile di questa situazione interna porterà a degli abbandoni; ma i guru continueranno a “condurre” più della maggioranza degli aggregati.
Ma, senza essere esperti di sociologia e psicologia, se gli abbandoni cresceranno il/i guru inizieranno a essere ridimensionati o come dicono alcuni: perderanno la loro forza propulsiva.
Se a questo aggiungiamo una costante attività di “forzatura”, di strumentalizzazione, di creazione dell’equivoco da parte dei media tradizionali, ecco che il ridimensionamento dei guru subirà un’accelerazione.
Perché i leader non durano in eterno (a parte Berlusconi che, diversamente da Grillo, non è coercivito ma…paga e ripaga i suoi aggregati per non perderli).

Gli aggregati al Movimento 5 Stelle che si sono trovati con Grillo, non sono come gli aggregati leghisti che mai si sono staccati da Bossi, se non quando questo è parso un idiota fregato dal suo cerchio magico. Beppe Grillo, difficilmente commetterà gli errori di Bossi, ma non ha il medesimo rapporto di Berlusconi con i suoi aggregati (pagante e ripagante), non ha come fattore comune un’ideologia/filosofia se non quella di essere contro la casta politica. Ma se vuole tenere il gruppo deve continuare a prevalere come guru. E questo pare gli faccia commettere degli errori. Come l’atteggiamento dispotico, antidemocratico di cui alcuni lo accusano.

Beppe Grillo e Casaleggio – è la “natura” delle aggregazioni che lo dice - verranno ridimensionati ma, con loro, anche il Movimento 5 Stelle.
Perché se gli abbandoni degli aggregati saranno numerosi e significativi (perché i grillini non sono i leghisti) il risultato – che si realizzerà in un tempo che non sappiamo quanto breve o lungo - sarà la “sparizione” di questo movimento mentre rimarranno in “vita” (si fa per dire) i morti viventi: quella politica che con il supporto dei media schierati vuole impedire la crescita del Movimento 5 Stelle.

Il Movimento 5 Stelle è destinato ad essere ridimensionato. Se per il comportamento di Grillo e Casaleggio, se per la tipologia di aggregati diversa da quella della Lega (compatti perché simili al guru) o per la naturale evoluzione o involuzione delle aggregazioni politiche, fate vobis.  
Io ritengo che sia un fenomeno naturale quello che porta ad abbandoni e ridimensionamenti. Nella Lega non è successo perché gli aggregati erano il “copia e incolla” di Bossi.
Penso però che Beppe Grillo stia rischiando parecchio quando – singolarmente o con il supporto di Casaleggio – agisce come il leader che conosce i meccanismi e, per questo, impone agli aggregati cosa non fare, cosa fare e con chi. E penso anche, che in ogni aggregazione c’è chi è privo di qualità o non ne possiede a sufficienza per certi ruoli ma riesce ad ottenerli perché più bravo ad apparire che essere.
Ciò che conta, è che lo spirito, il senso, la voglia di certi aggregati del Movimento 5 Stelle non si perda. Se poi non saranno più in questo movimento, non è certo fondamentale. Se i leader non saranno più Grillo e Casaleggio, anche questo: non è fondamentale. Anche se, Grillo fa da parafulmine per i grillini. Il rischio è però che questo aspetto, a breve, si disperda (anche grazie ai media che lui osteggia) e sia percepito come un leader fascista in un paese nel quale, dopo il fascismo, una classe politica – eletta di volta in volta democraticamente – ci ha portato allo sfascio.
Grillo farebbe bene a riflettere. La superiorità che possiede non è detto che funzioni con degli aggregati più liberi e disomogenei di altri….
Non si può mantenere a lungo un certo ruolo. A meno che non si sia come Berlusconi o Bossi o Mussolini.
Ma questi tre non hanno nulla in comune come lo spirito prevalente che ha fatto sì che persone si aggregassero tramite un blog in un movimento politico. E se è vero che in ogni aggregazione c’è gente che sarebbe meglio non ci fosse – il Movimento 5 Stelle non sarà l’eccezione – è anche vero che per “condurre” questi non si può perderne altri.

Nessun commento:

Posta un commento