sabato 23 marzo 2024

Charles Bukowski: Dentro a un abbraccio...

 


Dentro a un abbraccio puoi fare di tutto: sorridere e piangere, rinascere e morire. Oppure fermarti a tremarci dentro, come fosse l’ultimo


mercoledì 20 marzo 2024

Serie Netflix: The Gentlemen

 


Ho un debole per Theo James, bravissimo attore e uomo affascinante. E il fascino sprigiona in questa serie britannica in otto episodi che ho visto in due giorni. 

Cast e regia perfetti. Trama intrigante con il giusto ritmo. Guy Ritchie, creatore della serie non mi delude. Tanto meno Theo James (a cui non perdono però di non aver fatto la seconda serie di Sanditon), che interpreta Eddie Horniman, secondo genito di una famiglia nobile che eredita il titolo di Duca e tutto il patrimonio alla morte del padre. Il nostro Eddie si ritrova un fratello maggiore coxxxone tenuto per le palle dagli usurai. Scopre che la ricchezza del padre, e quindi il patrimonio ereditato, si basa….sulla cannabis. Ed entra in scena lei, Kaya Scodelario, bella, algida, perfettamente a fuoco nel ruolo di Susie Glass, figlia di un criminale in galera. Si fa per dire. Perché la galera del paparino pare la versione britannica di quella di Totò in Operazione San Gennaro. Lei gestisce in una parte della proprietà della residenza del duca l’organizzazione e distribuzione di cannabis. Il duca Eddie vuole sganciarsi da tale traffico ma…a voi guardare la serie. Ne vale la pena.

E’ una delle poche serie che mi hanno tenuta incollata e ho apprezzato particolarmente

Matia Bazar: Stasera che sera

 

Matia Bazar: Per un’ora d’amore

 

Matia Bazar: Vacanze romane

 


Matia Bazar: Solo tu

 

Il sistema fiscale italiano favorisce i più ricchi e la riforma peggiora la situazione

 


da: https://www.ilfattoquotidiano.it/

Pubblichiamo l’intervento di Demetrio Guzzardi, ricercatore post-dottorato presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Il sistema fiscale italiano attuale favorisce i più ricchi. Nonostante l’Irpef sia progressiva, questa non è sufficiente a rendere progressivo l’intero sistema fiscale quando consideriamo tutte le imposte e tasse pagate annualmente. Infatti, il 5% degli italiani più ricchi gode di un’aliquota fiscale via via decrescente (totale di tutte le imposte pagate diviso la totalità dei redditi guadagnati), con lo 0,1% più ricco degli italiani che paga un’aliquota fiscale inferiore rispetto al resto della popolazione nonostante abbia guadagni che superano i 500mila euro.

Questo è uno dei risultati di uno studio condotto in collaborazione con le economiste e gli economisti Elisa Palagi, Andrea Roventini e Alessandro Santoro, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the European Economic Association. Nel nostro studio, mostriamo che il sistema fiscale italiano, considerando tutte le imposte e le tasse versate, non è affatto progressivo; anzi, risulta solo debolmente progressivo e diventa addirittura regressivo per il 5% degli italiani più ricchi. Il top 0,1%, coloro con guadagni totali oltre i 500mila euro, versa un’aliquota effettiva del 36%, inferiore a quella della popolazione più povera che versa invece un’aliquota effettiva poco sopra il 40%.

Banche: 28 miliardi di utili. Chi si spartisce il malloppo e il peso sulle famiglie

 


da: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/

I numeri arrivano dai comunicati delle principali banche italiane quotate: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps, Mediobanca, Popolare di Sondrio e Credem hanno registrato nel corso del 2023 utili per 23 mld che salgono a circa 28 mld se si aggiungono i 1,85 mld di Iccrea e i 0,55 mld di Cassa Centrale Banca, i 1,3 mld della controllata bancaria italiana del Crédit Agricole e i 0,93 mld della Bnl, controllata bancaria italiana del gruppo Paribas. Un boom di utili con un valore ben superiore (+ 87%) al già significativo risultato di 15 mld conseguito nel 2022. Visto l’impatto che questo settore ha sulla vita di tantissimi privati e imprese, con l’aiuto di Arturo Capasso (professore di Corporate Finance alla Luiss) e dell’ex dirigente bancario Francesco Tuccari, proviamo a capire come si è formato questo enorme profitto e chi sono i reali beneficiari.

Dove guadagnano le banche

Le banche guadagnano principalmente attraverso tre diverse attività. La prima è quella di intermediazione di denaro: riconoscono un interesse fisso a chi deposita soldi (interessi passivi) e fanno pagare a chi chiede prestiti un tasso base di riferimento (l’Euribor per i finanziamenti a tasso variabile e l’Irs per quelli a tasso fisso) a cui aggiungono un «sovraprezzo» che varia in misura direttamente proporzionale alla «rischiosità» dei soggetti finanziati (questi si chiamano interessi attivi). La differenza fra gli uni e gli altri è il «margine d’interesse». La seconda attività riguarda le commissioni che incassano ogni qualvolta effettuano per conto del cliente il pagamento di una utenza, l’incasso di un assegno, dispongono un bonifico, spediscono l’estratto conto, sul prelievo di contante col bancomat, sulla gestione del conto corrente e sulla vendita dei prodotti finanziari (sui quali si fanno pagare i costi più alti d’Europa approfittando dell’ignoranza dei clienti). La terza attività sono

sabato 24 febbraio 2024

Pisa, Mattarella: "L'autorevolezza non si misura sui manganelli"

 


da: https://www.ansa.it/

Il Presidente della Repubblica ha fatto presente al Ministro dell'Interno, trovandone condivisione, che l'autorevolezza delle Forze dell'Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni.

"Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento".

Lo si legge in una nota dell'ufficio stampa del Quirinale.

Pisa: la carica della Polizia contro gli studenti che manifestavano a volto scoperto e senza caschi o spranghe

 

C’è un clima di tensione che assomiglia a una strategia

 

 

da: Il Fatto Quotidiano – di Tomaso Montanari

“Profonda preoccupazione e sconcerto”, le parole del rettore di Pisa Riccardo Zucchi interpretano benissimo il sentimento generale di fronte alle cariche della polizia contro un corteo di studenti giovanissimi che chiedeva il cessate il fuoco a Gaza. E il direttore della Normale e la direttrice del Sant’Anna offrono, nel loro comunicato congiunto, l’unico possibile giudizio politico, affermando “che l’uso della violenza sia inammissibile di fronte alla pacifica manifestazione delle idee”. 

La domanda è: perché? Dopo che cose assai simili sono successe alla Sapienza di Roma e nel campus universitario di Torino, è sempre più difficile credere che si tratti di una casuale catena di errori da parte di singole questure. Se si aggiungono le pessime dichiarazioni di ministri (come Casellati o Santanchè), che invece di condannare la repressione condannano i repressi, il quadro che ne esce è piuttosto fosco. Chi ha interesse a incendiare le piazze italiane con un uso della violenza di Stato palesemente irresponsabile? 

O il ministro dell’Interno si assume la responsabilità di spezzare questa catena, o sarà legittimo credere che sia proprio il governo a volersi avvantaggiare di un clima di tensione che

Marco Travaglio: L’Equivicino

 


da: Il Fatto Quotidiano

Ventun anni fa, al posto di Meloni e Salvini, litigavano Bossi e Fini perché quest’ultimo voleva dare il voto agli immigrati. Bruno Vespa invitò Fini a Porta a Porta, ma non Bossi, che protestò ma fu invitato due settimane dopo, quando ormai la polemica era evaporata. E La Padania domandò maliziosa: perché Vespa ha rinunciato a uno scontro fra i due ministri che gli avrebbe procurato, una volta tanto, un picco di ascolti? Lo sventurato rispose: “Non volevo compromettere la stabilità del governo”. Come se fosse un problema suo. 

Nel 1972, al posto di Bernstein e Woodward imbeccati da Gola Profonda sul Watergate, Vespa si sarebbe mangiato le carte per non compromettere la stabilità di Nixon. Ma è fatto così: crede che il giornalista sia una via di mezzo fra il manutentore e l’estintore. Che le uniche fonti attendibili siano quelle ufficiali (infatti nel 1969 annunciò alla Nazione che “il colpevole della strage di piazza Fontana è Pietro Valpreda”, poi totalmente scagionato; e nel 1980, subito dopo la strage di Bologna, ipotizzò un’esplosione delle cucine di un ristorante vicino alla stazione). E che l’imparzialità sia leccare tutti i potenti, di destra e di sinistra, con lo stesso trasporto. Come disse Gian Antonio Stella, “si crede equidistante, invece è equivicino”. Marcelle Padovani del Nouvel Observateur confessò di non trovare le parole per spiegare ai francesi cosa sia Porta a Porta. E il Financial Times, dopo la sceneggiata del Contratto con gli Italiani di B., scrisse inorridito: “In alcuni Paesi i politici in tv subiscono un giornalismo ‘da mastini’, interviste sospettose e indagatorie poco rispettose, che alla lunga corrodono la fiducia dell’elettorato nei leader eletti. Ma lo show Porta a Porta va decisamente in un’altra direzione. Praticamente è uno spot elettorale di 90 minuti su un canale della tv di Stato”.

lunedì 19 febbraio 2024

Sanremo 2024, Mahmood: Tuta gold

 

Sanremo 2024, Diodato: Ti muovi

 

Sanremo 2024, Mr. Rain: Due altalene

 

Sanremo 2024, Ghali: Casa mia

 

Cosa c’è nella direttiva Case green e chi riguarda

 


da: https://www.fanpage.it/ - di Annalisa Cangemi

La direttiva europea Case green dovrebbe entrare in vigore a breve. In Italia riguarderà circa 5 milioni di edifici.

La direttiva europea Case green, che ha come obiettivo la riqualificazione energetica degli edifici in tutta Europa, dovrebbe riguardare in Italia circa 5 milioni di edifici residenziali. Lo scopo, scrive il Sole 24 Ore, è "Ristrutturare gli immobili in classe energetica F e G, rendendoli più efficienti".

La direttiva europea Case green dovrebbe entrare presto in vigore: la sessione plenaria del Parlamento in programma dall'11 al 14 marzo approverà il testo che, dopo un ultimo passaggio in Consiglio, andrà in Gazzetta Ufficiale. L'approvazione del provvedimento arriva dopo trattative lunghissime e dopo che, un anno fa, il Parlamento europeo ha licenziato la propria posizione negoziale, poi sottoposta al trilogo delle istituzioni comunitarie, Parlamento, Consiglio e Commissione.

Rispetto alle bozze di qualche mese fa, l'ultima versione della direttiva lascia maggiore discrezionalità ai Paesi membri: Bruxelles si occuperà solo di stabilire gli obiettivi generali, ma le modalità per raggiungerli saranno stabilite dai singoli Stati. Una sorta di cornice quindi, all'interno della quale i Paesi fisseranno le loro priorità. La direttiva, prima del 2050, indica dei traguardi intermedi per misurare il lavoro di efficientamento:dal 2030 in poi ogni cinque anni.

Milano tra le città più inquinate al mondo

 

 

da:  https://www.lettera43.it/

Domenica 18 e lunedì 19 febbraio, in Pianura padana il livello di inquinamento ha superato tutti i limiti per la salvaguardia della salute delle persone. 

Secondo l’IQAir (che si avvale dell’indicatore americano Air Quality Index), l’aria di Milano risulta tra le peggiori al mondo: lunedì 19 febbraio Milano si è posizionata al decimo posto nella classifica delle città più inquinate; domenica 18 febbraio, invece, il capoluogo lombardo è salito al terzo posto con indice 193, dietro solo le super inquinate Lahore (Pakistan) con Aqi 252 e Dacca (Bangladesh) con Aqi 249. 

Un’aria irrespirabile segnalata da diversi siti come Copernicus, il francese Prev’air, lo svizzero IQAir, Arpa Lombardia, l’emiliana Arpae e Arpa Veneto. L’IQAir ha aggiunto anche che la concentrazione di PM2.5 (le polveri sottili sospese in aria) a Milano è attualmente 27,4 volte il valore guida annuale della qualità dell’aria indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Di qui le raccomandazioni del sito svizzero di evitare l’esercizio all’aperto, di chiudere le finestre per non fare entrare in casa l’aria inquinata, di indossare una mascherina quando si esce dalla propria abitazione, di procurarsi un purificatore d’aria.

Apple, Spotify e il Dma: ecco perché Cupertino rischia una multa Ue da 500 milioni

 


da: https://www.ilsole24ore.com/ - di Francesco Prisco

Condizioni capestro a chi usa altre piattaforme di streaming da dispositivi come l’iPhone: per l’Ue è tempo di cambiare

Il destino certe volte sa essere molto ironico. Prendete il caso di Apple: fu la prima azienda al mondo, nel pieno della crisi discografica innescata da Napster, a indicare alla musica incisa una strada per tornare a fare utili. Si chiamava iTunes e sembra già roba di un secolo fa. Dopo poco più di 20 anni rischia la prima multa dall’Antitrust europeo della sua storia proprio per una faccenda che ha a che fare con la musica. Secondo la ricostruzione del Financial Times, a inizio marzo l’Ue dovrebbe comminare a Cupertino una sanzione da 500 milioni nell’ambito della vertenza con Spotify sullo streaming musicale.

Lo scenario dello streaming

Tutto parte nel 2019, quando ormai è chiaro che la musica da bene (il vinile, la musicassetta, il cd che andavo a comprare uscendo di casa) è diventata un servizio (l’ascolto in streaming con abbonamento premium o inserzioni pubblicitarie). Spotify, ex startup svedese fondata da Daniel Ek, è la piattaforma leader a livello globale di questo nuovo business e un anno prima si è pure quotata Wall Street raccogliendo grandi entusiasmi dagli investitori. Anche Apple si è buttata sul business, lanciando nel 2015 l’app Apple Music, erede di quello che precedentemente era stato iTunes. E così comincia ad attuare pratiche che puntano a indirizzare i possessori di device Apple come l’iPhone verso la propria piattaforma di streaming. A discapito della concorrenza.

lunedì 15 gennaio 2024

Cento giorni di guerra a Gaza e nessuna soluzione in vista

 

 

da: https://www.internazionale.it/ - di  Pierre Haski, France Inter, Francia

Cento giorni di un conflitto che non smette di peggiorare e in cui non si intravede ancora una via d’uscita. Cento giorni esatti dal massacro del 7 ottobre compiuto da Hamas, seguito dalle operazioni massicce dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e da un’escalation regionale lenta ma inesorabile.

Per marcare questa ricorrenza simbolica, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha scelto un tono di sfida. “Nessuno potrà fermarci”, ha dichiarato. “Né l’Aja (un riferimento alla corte internazionale di giustizia) né l’asse della resistenza”, cioè l’Iran e i suoi alleati regionali. Netanyahu avrebbe potuto aggiungere “e neanche gli Stati Uniti”, perché con il suo atteggiamento da uno contro tutti il primo ministro israeliano resiste anche alle pressioni del presidente americano Joe Biden.

Nonostante le ripetute richieste degli statunitensi, infatti, la guerra va avanti con la stessa intensità nella Striscia di Gaza, provocando un disastro umanitario che coinvolge due milioni di palestinesi. Le vittime sono già 23mila, tra cui migliaia di bambini. L’85 per cento della popolazione ha dovuto abbandonare la propria casa. In una fase in cui molti soffrono la fame, gli aiuti umanitari sono clamorosamente insufficienti. “È una macchia per l’umanità”, ha dichiarato Philippe Lazzarini, responsabile svizzero dell’Unwra, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi.

Calcutta: Tutti

 

Teddy Swims: Lose Control

 

Chiara Ferragni e Giovanna Pedretti: il conflitto di classe è anche sui social

 


 

da: https://www.lettera43.it/ - di Paolo Madron

I 400 COLPI. Se l'influencer accusata di truffa ha tutti i mezzi per difendersi, la titolare di un'anonima pizzeria del Lodigiano si è trovata a dover gestire da sola il contraccolpo di un post montato ad arte per incrementare gli affari. Una vergogna alla quale probabilmente non ha retto. Un po’ di attenzione quando si prende di mira qualcuno, magari soppesando bene la caratura dei bersagli, non guasterebbe.

Conflitti di classe sui social. Chiara Ferragni, il cui impero rischia di sgretolarsi sotto le accuse di falsa beneficenza, sa come difendersi. Soprattutto ha i mezzi per farlo. Può assoldare una task force con i migliori avvocati e comunicatori, e anche un manager di peso che la aiuti a mettere ordine tra le sue attività cresciute forse troppo in fretta. Invece Giovanna Pedretti, titolare di una anonima pizzeria a Sant’Angelo Lodigiano, si è trovata da sola a gestire il contraccolpo di un gesto montato ad arte per attirare sul suo locale l’attenzione e il plauso dei buoni. Si è finta un cliente che recensendo la serata si era detto infastidito per avere cenato con dei gay e dei disabili vicini di tavolo. Presunto escamotage per consentirle di rispondere che per lei l’inclusività è sempre stata vanto e prerogativa. Presto sgamata da giornali e social, Pedretti si è tolta la vita, probabilmente incapace di reggere alla vergogna procuratale dalla sua improvvida e per certi aspetti ingenua iniziativa.

Il Codice Nordio: “Pronto chi parla”, non si può sapere

 


“Davigo: Ho la sensazione che in Italia manchino le teste”.

No..no…caro Davigo. Le teste ci sono. Il problema è il materiale. Quello con due “zeta”. 

 

da: https://www.ilfattoquotidiano.it/ - di Piercamillo Davigo

L’ultima trovata in tema di intercettazioni è l’approvazione in Senato di un emendamento che prevede il divieto di trascrivere (sembra di capire nei cosiddetti brogliacci redatti dalla polizia giudiziaria) il nome “degli interlocutori” e persino degli elementi “che consentono di identificare i soggetti diversi dalle parti”.

Così non si potrà sapere chi parla.

Potrebbe sembrare uno scherzo, ma non lo è. Anzitutto i legislatori sembrano dare per scontato che la polizia giudiziaria sappia chi sono tutte le parti del procedimento, in modo da poter agevolmente individuare chi è parte del procedimento e chi no.

Non è così: le intercettazioni vengono normalmente disposte ed eseguite nella fase delle indagini preliminari, in quanto si tratta di atti a sorpresa che possono essere utilmente compiute solo se l’intercettato non sa di esserlo, come accadrebbe se fossero disposte in udienza preliminare o in dibattimento. Ma la fase delle indagini preliminari è una fase fluida in cui le parti possono variare di giorno in giorno: per esempio si possono individuare ulteriori indagati o ulteriori vittime.